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Agrisolare e agrovoltaico, modelli a confronto

Agrisolare e agrovoltaico - 1200x800 - Memodo IT
Nozioni sul fotovoltaico
Aggiornato il 24 gennaio 2025
6 min. Tempo di lettura
Francesca_Pennisi
Francesca Pennisi

Nel settore delle rinnovabili, le parole agrisolare e agrovoltaico potrebbero sembrare sinonimi. Ma attenzione: sono come due fratelli che, pur condividendo lo stesso DNA, si sono evoluti in modi piuttosto diversi.

Allacciati la cintura, partiamo per un viaggio tra fotovoltaico e agricoltura!

Che cos'è l'agrisolare?

Per prima cosa, chiariamo cosa significa “agrisolare”. Potrebbe sembrare il termine uscito dalla bocca di un agricoltore che ha deciso di fare un po’ di giardinaggio solare. Non è proprio così!

L’agrisolare si riferisce all’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti delle strutture agricole, come capannoni, stalle o magazzini. L’idea è molto semplice: sfruttare lo spazio inutilizzato per creare energia rinnovabile senza dover sacrificare un centimetro di terreno agricolo.

Facciamo qualche esempio. Immagina un’azienda agricola che necessita di elettricità per far funzionare le pompe per l’acqua, i sistemi di ventilazione per gli animali o i refrigeratori per la frutta. Con l’agrisolare, il tetto del capannone diventa la centrale elettrica che serve l’intera azienda, senza invadere i campi sottostanti. 

Ma l’energia solare sui tetti non è l’unica soluzione possibile nel mondo agrivoltaico, vediamo cosa succede ad esempio, se mettiamo i pannelli proprio nei campi. 

L’agrivoltaico: il pannello fotovoltaico tra le viti

E qui arriva l’agrivoltaico, il cugino più intraprendente e ambizioso dell’agrisolare. Non si accontenta di installare pannelli fotovoltaici sui tetti: li vuole installare direttamente sui campi. E non è un semplice esperimento di design: l’agrivoltaico consiste nell’integrare impianti fotovoltaici su terreni agricoli, spesso sollevando i moduli da terra grazie a strutture apposite, per permettere il passaggio di trattori, macchinari e addirittura la crescita delle coltivazioni sottostanti.

Insomma, è un po’ come fare il giocoliere: devi tenere in equilibrio sia le coltivazioni che l’energia, senza far cadere nulla.

Questa soluzione è un’opportunità per le aziende agricole che desiderano combinare la produzione di energia rinnovabile con la coltivazione di piante. Potresti avere un campo di pomodori sotto un campo di pannelli solari o delle coltivazioni di erba medica sotto “ombrelli” solari che proteggono le piante dal caldo eccessivo, migliorando il microclima e, in alcuni casi, addirittura aumentando la resa. Mica male, eh?

Differenze nel modello operativo

Ora, cerchiamo di fare chiarezza sulle differenze operative. 

  • Se nell’agrisolare i moduli sono un plus agli edifici esistenti,
  • Nell’agrivoltaico la progettazione deve prendere in considerazione una serie di variabili che vanno dalla distanza tra i pannelli, l’orientamento e l’altezza da terra, fino alla scelta delle colture più adatte.

Un po’ come preparare un primo piatto, dove gli ingredienti sono il sole, il terreno, i raccolti e le leggi che regolano l’uso del suolo. Anche se, in questo caso, non è un lavoro di un paio d’ore!

Ci sono altre due distinzioni:

  1. Nell’agrisolare, l’impatto è molto ridotto e l’obiettivo è piuttosto semplice: ottimizzare gli spazi già esistenti, aggiungendo un tocco di fotovoltaico all’interno di un settore che ha a che fare con il lavoro nei campi, ma senza toccarli.
  2. Nel caso dell’agrivoltaico, la progettazione deve considerare l’interazione diretta tra le coltivazioni e i pannelli fotovoltaici.

L'impatto ambientale: l'enigma

Da un punto di vista ambientale, quale dei due modelli è più sostenibile? Beh, dipende dal punto di vista. Se parliamo di agrisolare, l’impatto ambientale è sostanzialmente nullo, poiché non viene usato un nuovo terreno agricolo.

Dall’altro lato, l’agrivoltaico, pur consentendo di generare energia e produrre cibo nello stesso spazio, deve affrontare la sfida di mantenere un equilibrio delicato

Troppo sole per le piante? Potrebbero seccarsi. Troppa ombra? Le piante potrebbero non crescere abbastanza. Il gioco si fa duro quando si devono progettare le distanze giuste tra i moduli, garantendo che i macchinari agricoli possano ancora lavorare il terreno senza incagliarsi tra i pali di supporto. 

In più, la sfida consiste anche nel bilanciare luce e temperatura: è una questione di numeri e calcoli precisi affinché né il raccolto né il ritorno economico vengano compromessi.

Il ritorno economico: dove sta il guadagno?

Arrivati a questo punto molti agricoltori si staranno chiedendo: “Dove sta quindi il guadagno?”

  • Agrisolare: il ritorno economico si genera più rapidamente, in quanto il sistema è relativamente semplice da installare e da monitorare. L’energia prodotta può essere utilizzata per l’autoconsumo dell’azienda agricola o venduta alla rete, con un’entrata che aiuta a ridurre i costi energetici.
  • Agrivoltaico: il guadagno non si vede subito e consiste in un maggiore investimento iniziale. In cambio però c’è la possibilità di avere due fonti di reddito: energia elettrica e produzione agricola. L’effetto collaterale? L’investimento iniziale è molto più alto e da questo dipende la gestione, che è più complessa. Se ti riesce, il ritorno è decisamente vantaggioso. Insomma, l’investimento nel lungo termine vale il prezzo, però devi fare un’ulteriore considerazione dal momento che non tutti i terreni sono adatti e che non tutte le coltivazioni si sposano bene con l’ombra.

Conclusioni

Allora, chi vince? Non c’è una risposta definitiva. Dipende. L’agrisolare è ideale per chi ha già dei tetti pronti e vuole fare un investimento semplice. L’agrivoltaico è per chi vuole “ottimizzare” un po’ di terra e trasformarla in una fonte di reddito energetico aggiuntiva, ma solo se il terreno e la progettazione sono adatti.

In definitiva, entrambi hanno il loro fascino, ma rispondono a esigenze diverse. Un po' come scegliere tra una bici da corsa e una mountain bike: entrambe ti portano dove desideri, ma dipende se hai bisogno di velocità su strada o di resistenza sui sentieri sterrati.

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